domenica 1 aprile 2012

Il Premio Emilio Notte: un progetto in progress

Il Premio Emilio Notte è stato istituito dopo decenni di propositi e di attese. Se ne parlava, infatti, sin dalla costituzione della Galleria d’Arte intestata al maestro cegliese, ma innumerevoli difficoltà avevano più volte ritardato la sua realizzazione. I tempi, quindi, erano più che maturi per il varo dell’iniziativa e il risultato conferma le attese di una così lunga incubazione.

Il progetto nasce dalla sensibilità del Comune di Ceglie Messapica, che dimostra unità d’intenti sul tema della valorizzazione del proprio patrimonio artistico, storico e culturale; ma l’architettura del premio, la sua concreta organizzazione, si deve all’Associazione Culturale Emilio Notte e all’infaticabile impegno di Vanda Valente, cegliese come il Maestro e sua stimata allieva.

Il premio s’inserisce direi quasi naturalmente in una realtà regionale ricca di creatività, che reclama un’adeguata visibilità. Certo, da oltre un sessantennio esiste lo storico Premio Michetti di Francavilla al Mare, cui più volte partecipò lo stesso Emilio Notte; appuntamento fisso tra i molti eventi di notorietà europea e ineludibile occasione di confronto tra l’universo artistico pugliese e il panorama nazionale e internazionale.

Tuttavia, a fianco e in funzione complementare potrebbe affiancarsi in Puglia una competizione che prenda atto delle energie sorgive della regione. Il neonato Premio Emilio Notte sembra possedere proprio questa vocazione, tant’è che si è subito pensato di coinvolgere le istituzioni preposte alla formazione delle giovani leve: le Accademie di Belle Arti, gli Istituti d’Arte, i Licei Artistici. È solo un primo passo, poiché in futuro potrebbero essere coinvolte anche altre istituzioni, e perfino le realtà produttive. Si pensi, ad esempio, all’importante incubatore di sapienze antiche e moderne costituito dall’industria della ceramica, che in Puglia vanta primati di livello incontestabile.

Le adesioni a questo primo appuntamento del premio sono state invero sorprendenti per quantità e qualità, confermando l’esistenza di una potente domanda di visibilità. Tuttavia non è possibile soffermarsi sull’opera dei sessantatré artisti selezionati per l’evento. Poche righe non renderebbero loro giustizia, e, del resto, in un’epoca come la nostra, investita dalla più straordinaria accelerazione comunicazionale a memoria d’uomo, non conta tanto lasciare traccia di un’opinione (per quello sono sufficienti Facebook, Twitter, Netlog, Youtube e nello specifico i portali, i siti e i blog dedicati all’arte) quanto piuttosto catturare la luce emanata da quel centro pulsante d’irradiazione che è l’arte, e la giovane arte pugliese nella fattispecie. Perché l’arte è anche un sismografo sensibilissimo, che registra i sussulti delle epoche storiche, illuminandone aspetti reconditi, talvolta perfino anticipando la cronaca.

Se tutti gli artisti manifestano, ciascuno nel suo linguaggio d’elezione, questa particolare sensibilità, a maggior ragione la esprimono i giovani artisti. Il misterioso potere della sfera immaginale, la sua contiguità con il sogno o la trance, ama le menti ancora terse, e si esprime in gesti o segni che non hanno bisogno di filosofie per comunicare la loro essenza. Così, se è vero che la scrittura giovanile può talvolta risultare molesta – perché la scrittura è sempre processo logico-sequenziale e lineare, che si affina con l’esperienza – al contrario la pittura, la scultura, le arti performative o le recenti tecniche grafiche e video sono tutti atti sintetici, sincronizzati con le misteriose oscillazioni dell’essere celate dalle configurazioni e dalle geometrie della vita.

Il Premio Emilio Notte ha raccolto un campione vasto (non certo esaustivo) di queste giovani energie, ma essendo per l’appunto un premio esso introduce di per sé il principio della competizione. Possiamo quindi apprezzare un quadro d’insieme di competenze e sensibilità le più varie, di preferenze, di tecniche, di scelte formali, d’immaginari, e tra queste molteplici effervescenze possiamo e dobbiamo selezionare quanto è parso più meritevole o rimarchevole.

Sarebbe tuttavia un errore puntare l’attenzione sul semplice criterio selettivo, sulla scala graduata degli eletti, che rimanda a una concezione d’incerta fondazione, soprattutto se confrontata con l’etica della condivisione oggetto di recenti studi (si pensi, in Italia, alla ricerca antropologica di Marco Aime e di Anna Cossetta sull’etica del dono in internet). Più corretto è invece lasciare scorrere lo sguardo sull’insieme, apprezzando con un colpo d’occhio cumulativo, quindi non esaustivo, ma in ogni caso esteso, ciò che accomuna questi giovani talenti in condominio.

Questo comun denominatore, nient’affatto ‘minimo’, sembra più profondo e quindi più importante della varietà delle individuali vocazioni estetiche o concettuali. Il colpo d’occhio restituisce il senso di una profonda ricerca della realtà, laddove con il termine ‘realtà’ non s’intende l’abusato realismo, né la figurazione fine a se stessa, pretesti solo strumentali ma in sé insufficienti.

Per ricerca della realtà s’intende invece la decisa, per molti versi sorprendente reazione alla spettacolarizzazione tipica della società postmoderna, attestata sulla legittimazione estetica della superfice, della patina, del residuo retinale, così ben stigmatizzato dall’audiovisivo tipico dell’industria pubblicitaria: virtualizzazione estrema dell’informazione, con tutto il carico di derealizzazione che essa comporta. Il fil rouge della realtà ossessivamente inseguita in queste opere così varie parla invece di essenza, di contenuto, di traccia, di memoria, di spiritualità inseguita e offesa, e parla anche del corpo: il corpo dell’arte ma anche il vivo inesauribile corpo performativo-performante dell’essere umano, e del pari della terra, della natura, della vita stessa.

Anche tra coloro che prediligono tecnologie multitasking (non pochi in questo campione di giovani talenti, com’è giusto aspettarsi) si riconosce una ricerca rivolta alla ‘verità’ delle cose, una tensione orientata al disvelamento; ed è il fascino di molte tra queste prime prove, alcune acerbe, altre già mature, tutte però cariche di felice e ferace tensione creativa.

Milano, 1 marzo 2012


Riccardo Notte

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